Quella piccola, dolorosa ferita…

Oggi parliamo di ragadi.
E non perchè la ragade anale sia un argomento poco trattato o sconosciuto ai più, no davvero: troverete migliaia di pagine da leggere nel grande sacco del Dr. Google – e tra queste anche alcune nostre sulla pagina dedicata del nostro sito web, compresa la nostra brochure per i pazienti.
Quindi non vi diremo che la ragade anale è una lacerazione dell’anoderma, nè che è strettamente correlata (tra le altre cose) alla stitichezza e alla gravidanza, o che è estremamente dolorosa alle defecazioni e per ore dopo di esse, e tra le principali cause delle “macchie di sangue” che possono essere viste sulla carta igienica.
Non vi diremo nulla sulla “fisiopatologia” della ragade anale (la ferita che provoca uno spasmo dello sfintere anale, che provoca una diminuzione dell’afflusso di sangue nell’area lesa, il che rallenta o blocca del tutto la cicatrizzazione, mantenendo attivo il circolo vizioso in una specie di mitologico Uroboros…) – no; e neanche parleremo degli aspetti psicologici di questa patologia, che pure i pazienti conoscono benissimo (il dolore è tanto e tale che si ha paura di andare al bagno, il che aggrava la stitichezza e rende estremamente più dolorosa la successiva defecazione).
Piuttosto, vogliamo protestare per i metodi barbari di cura adottati da molti proctologi in Italia.
Le dilatazioni anali seriali sono un procedimento medievale, doloroso, barbaro, spesso inefficace, e mal accettato da molti pazienti. Perchè si dovrebbe accettare di far “entrare” qualcosa quando il dolore alla “fuoriuscita” di qualcos’altro dallo stesso posto è lancinante? Davvero, non riusciremo mai a capirlo.
La soluzione alla ragade anale è provocare, per via farmacologica o chirurgica, un rilassamento dello sfintere interno dell’ano: nel primo caso si parla di “sfinterotomia chimica”, nel secondo di “sfinterotomia” tout court.
Se lo sfintere si rilassa, riprende l’afflusso di sangue nell’area della ragade anale, che si cicatrizza: semplice, no? E perchè indurre il rilassamento dello sfintere mediante (dolorose) dilatazioni, se esistono dei farmaci topici che lo possono realizzare? Ed ancora: perchè insistere sulla terapia locale di una ragade anale che non guarisce, se con un intervento chirurgico – semplice e perfettamente tollerato quando eseguito da mani esperte – il dolore scompare nel volgere di poche ore?
Molti proctologi, in Italia, dicono che l’intervento è rischioso e può provocare incontinenza. Vero! si può avere incontinenza relativa ai gas, che di scompare rapidamente e senza lasciare reliquati; le percentuali di incontinenza fecale sono trascurabili: e tutto questo di fronte al paziente che, il giorno dopo l’intervento dice: “Ma che miracolo è? non ho più dolore!”
L’intervento cura anche gli aspetti psicologici della patologia: questa è gente che la ragade se la sogna – con terrore – di notte; e noi, con una procedura chirurgica che dura meno di mezz’ora, possiamo liberarla da questi incubi.
Pensateci, prima di comprare i dilatatori; chiedete una seconda opinione, non ne resterete delusi!